Verona non è solo l’Arena e Giulietta, anche se innegabilmente questi due luoghi sono punti da non perdere noti come sono in tutto il mondo.
Se però li hai già visti o se non ami i luoghi affollati, provare a perdersi senza mèta tra i vicoli di Verona può regalare grandi sorprese.
San Fermo: la chiesa nave
Al mattino, pieno di energia, ti consiglio di arrivare fino al Lungadige Rubele e da lì prendere lo Stradone San Fermo per scoprire la Chiesa di San Fermo.
Sorta, come tutte le chiese italiane, su resti di precedenti costruzioni, le prime tracce sono databili al 700 d.c quando pare venne eretta per custodire i resti di San Fermo e San Rustico che ancora vi si trovano.
Entrate e guardate in alto: bello eh?
Il soffitto è a carena multipla di nave: un ‘opera preziosissima.
Come preziose e incredibili sono le quattrocento e più metope che raffigurano santi e martiri della Chiesa Cattolica: la più grande galleria di ritratti italiana; peccato io sia così miope e loro siano così in alto, però.
Ogni altare che si apre a destra e a sinistra nei transetti laterali è una sorpresa, come pure le opere sui muri.
Divertente la “corona” di alti rappresentanti della chiesa che si snoda attorno al pulpito: ci sono figure buffe come quella dell’omino tondeggiante che guarda il suo stilo e pare bofonchiare qualcosa tra sé e sé.
Da non perdere la Chiesa Inferiore.
Si trova sotto la chiesa maggiore, dovete andare all’altare e faccia a quello svoltare a destra, è ben segnalata.
Lì sotto vi troverete nella chiesa del XII-XIV secolo e, sotto una selva di volte ricoperte di calce bianca con fiori stilizzati a quattro petali e il giglio fiorentino, scoprirete i resti di affreschi conservati più o meno bene con santi e madonne. Il più noto è un “Battesimo di Cristo” in cui il Battista pare voler tenere sott’acqua Gesù piuttosto che immergervelo ritualmente.
Oggi e ancora per qualche giorno ospita anche due quadri la “Cena in Emmaus” e “La Samaritana” del Guercino, notevoli.
Riso con carciofi e gamberetti, ma soprattutto la granita di mandorle
La mia pausa, e credo anche le prossime, l’ho fatta al Cafè Walner che varrebbe già la visita solo per i colori e l’arredamento, ma ammetto che sono stata messa alle strette dal riso basmati con carciofi e gamberetti e totalmente conquistata dalla granita alla mandorla: densa al punto giusto, amara al punto giusto…perfetta.
Castelvecchio: il giardino di Carlo Scarpa e la passeggiata sull’Adige
Castelvecchio si trova in fondo a Via Roma , la via che porta dalla piazza dell’Arena, piazza Bra, all’Adige. Non potete davvero sbagliare.
Si chiama così per distinguerlo da Castel San Pietro che si trova invece a circa 20 min a piedi verso il Teatro Romano.
Nel giardino, opera di Carlo Scarpa, meritano di essere ammirati la lastra di marmo con un sole dai raggi sinuosi che era in origine a Sant’Anastasia, altra chiesa che dicono essere bellissima, ma a me manca, e la famosa statua di Cangrade della Scala se non fosse altro per le volte in cui ce lo hanno citato a scuola come amico e protettore di Dante.
Se non la vedete subito è perché l’hanno nascosta a sinistra, in alto.
Dal giardino, che ricorda alcuni spazi orientali, si accede alle mura che corrono per tutto il lato occidentale sull’Adige tramite una scala che ricorda quella che Carlo Scarpa ha creato per il negozio Olivetti a Venezia (ne ho parlato qui), quasi sia diventato un suo tratto distintivo.
Il Ponte Scaligero al tramonto…
Le mura del Ponte Scaligero lì accanto sono un capolavoro, soprattutto se riuscite a farle al tramonto di una bella giornata luminosa: la luce pulita si riflette sulle acque dell’Adige e da lì sui mattoni rossi delle mura. Sembra di stare in una bomboniera da cui si aprono squarci sul blu del cielo e sul verde dell’Adige.
Quando io ci sono passata, c’erano pure tre ragazzi che con sax, percussione e basso suonavano pezzi pop in chiave jazz: piccoli momenti di gioia pura.
Se arrivate fino in fondo alla passeggiata, potrete prolungarla lungo la riva del fiume oppure scegliere di proseguire e trovarvi all’Arengario.
Nota di richiamo per Verona: come è possibile avere uno spazio così grande e non aver pensato a usarlo per nulla? Ci sono arrivata proseguendo lungo l’asse immaginario del ponte e, dopo essere passata sotto l’ingresso, sono sbucata in un rettangolo desolato con tre panchine tristi su cui campeggiavano ragazzi intenti a far nulla.
Perché non adibirlo a parco con ristoro?
Crearci spazio per allestimenti temporanei, qualsiasi cosa piuttosto che lasciarlo così: solo e inutilizzato.
Nata e cresciuta a Verona, apprezzo che se ne parli al di là delle solite, troppo note, mete turistiche! Grazie!
Ciao Dalila,
effettivamente anche io rifuggo dai soliti percorsi.
Non fosse altro che avvicinarsi alla Casa di Giulietta è davvero un ‘impresa.
A breve tornerò a Verona per godermi la mostra su Tamara de Lempicka.
Tu l’hai già visitata?
C’è qc altro di Verona che devo assolutamente vedere fuori dai soliti percorsi?
Grazie mille
Cristiana