Trieste è il blu dell’Adriatico, il bianco grigio del Carso e il verde dei suoi monti.
Quando ci vado, e cerco di farlo spesso, non perdo mai l’occasione di fare la traversata del golfo che da Trieste porta a Sistiana, passando per Barcola.
Mi piace partire dal porto: mi piace pensare a chi è arrivato e partito in passato in questo porto che era la porta d’ingresso, o di uscita, dall’impero austro ungarico. Da qui si salpava per Pula, per Istanbul e poi chissà. Da qui si arrivava per andare a Vienna, Parigi e poi…chissà.
Mi piacciono le vele bianche che si incontrano lungo il percorso e punteggiano la distesa cobalto.
Sanno di uomini e donne sportivi e amanti del sole e del mare, sanno di acqua salata e di gabbiani, sanno di una vita in cui il mare è parte integrante.
Mi piace vedere la costa, verde di pini, e i vecchi stabilimenti stretti lungo la striscia rocciosa a mare
Mi piacciono persino i possenti bastimenti che attendono, pazienti, fuori dal porto: alti come grattacieli, con torri, gru e ponti sembrano mostri marini sonnecchianti.
Mi piace soprattutto, a metà tragitto, arrivare al Castello di Miramare, quello di Sissi, ma soprattutto quello di Carlotta e di Massimiliano, l’imperatore del Messico che dal Messico non ha più fatto ritorno.
Mi immagino Carlotta che, sola, senza il degno erede, passa la sua vita qui, tra la luce accecante d’estate e le onde spazzate dal vento, la Bora mica brezze leggere, nei lunghi inverni.
E mi piace arrivare a Sistiana e gironzolare per la spiaggia rocciosa, sedermi in uno dei chioschi e ascoltare le chiacchiere e il vociare di chi frequenta il mare di Trieste: italiani, slavi, olandesi e danesi.
Tanta birra, qualche spritz, litri e litri di acqua per sopportare il caldo.
Da Sistiana mare, se non volete tornare in barca, potete salire a Sistiana paese.
Passate attraverso il posteggio che c’è a destra e salite al piano stradale. Da lì salgono dei gradini che, attraverso la piccola pineta portano, dapprima alla chiesetta sulla strada e poi, passando accanto a quella e salendo lungo le scale, a Sistiana.
Pochi metri più avanti a destra c’è la fermata dell’autobus con distributore automatico del biglietto.
Il 44 porta a Trieste passando per l’interno.
E’ un modo diverso di vedere l’area attorno a Trieste fatta di paesi e villaggi in cui italiano e sloveno convivono, in cui il cartello stazione riporta anche il nome lo sloveno železniške postaje
Villaggi in cui ogni casa, ogni villetta ha un prato, alberi da frutto e in cui campi e piccoli boschetti si susseguono.
Quando si passa poi Contovello – Spumante, la strada scende a grandi tornati verso il golfo e verso Trieste, passando accanto al Faro della Vittoria. Quel faro alla cui sommità c’è un angelo che, quando toira la Bora, sembra sbattere le ali per alzarsi davvero in volo.
La vista è superlativa, la guida del conducente, che deve essere abituato ai tornanti, è da brivido e l’aria condizionata, in estate, pure.
Ma ne vale la pena, perché Trieste è di mare, ma anche di verde…
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