Era da qualche mese che volevo tornare ai “Tre Oci”.
I “Tre Oci” sono un palazzetto veneziano che sorge sull’isola della Giudecca, proprio di fronte a San Marco e al suo Palazzo Ducale. I “Tre Oci” prende il nome dai tre grandi finestroni gotici della facciata che si aprono sul canale e su San Marco, destinati ad ammirare quello splendore fino alla fine dei tempi.
Mi piacciono i “Tre Oci” perché organizzano mostre e esposizioni di fotografia con allestimenti e contenuti che riescono sempre a muovermi.
Muovermi è il termine corretto, non volevo dire “smuovermi” né “commuovermi”, ma proprio “muovere”, agitare qualcosa in me: speranza, delusione, sorpresa, rabbia, voglia di fare, di pensare, di approfondire, in definitiva tutte cose belle e buone che mi fanno capire un po’ di più cosa e come voglio essere nella mia vita.
Anche la mostra fotografica “Sguardo di donna. Da Dianne Arbus a Letizia Battaglia, la passione e il coraggio” non mi ha delusa.
Passione e coraggio sono qualità che noi donne sembriamo avere davvero nel D.N.A, forse perché per entrambi sono fondamentali l’amore e le donne e l’amore sono un binomio imprescindibile.
Le fotografie sono…domande
Ci vogliono sia coraggio che passione per penetrare nelle comunità chiuse dei toreros, dei pescatori, dei pugili, dei pompieri come fa Giorgia Fiorio che li ritrae in bianco e nero.
“Fotografare in bianco e nero è come fotografare in versi”. “Le fotografie non dicono, evocano. Sono domande, non risposte”.
Come la domanda che segue Donata Wenders: “Cosa stai facendo veramente della tua vita? Spesso abbiamo paura della risposta, ma c’è ancora tanta speranza in questo interrogarsi e è anche il cuore della nostra identità”
E sull’identità, sulla nostra e su quella dell’altro da noi, si è interrogata per anni Martina Bacigalupo con la sua serie “Hito” che ha per tema i “gemelli”.
Per anni li ha fotografati cercando quel dettaglio che differenziava uno dall’altro, che ne faceva un individuo unico e non ripetibile, per poi accorgersi che è dall’altro che traiamo la nostra definizione, la nostra unicità così come nell’ideogramma giapponese “Hito” l’essere umano è rappresentato da due esseri che si sostengono, in precario equilibrio, ma si sostengono.
Margaret Bourke White “vuo(le) trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno avrebbe potuto immaginare prima, qualcosa che solo (lei) può provare, perché oltre a essere una fotografa, vuo(le) essere un essere umano un po’ speciale, capace di guardare in profondità dove altri tirerebbero dritto”. Noi donne siamo tutte un po’ così, noi ci soffermiamo sui particolari, sui dettagli, colleghiamo all’infinito punti che paiono distanti tra loro, eterne Penelopi tessitrici.
Fotografie e …Facebook
E’ uno sguardo di donna ben lontano dalla torre d’argento delle creatività fine a se stessa, del mero esercizio estetico, è lo sguardo di donne che si interrogano e interrogano.
Come Bettina Rheims che per il suo “Gender studies” del 2011 ha reclutato i suoi modelli via Facebook e che, colpita dalle loro voci e dalle loro storie, non solo dalle loro immagini, ha unito alla sua fotografia anche il supporto audio.
Oppure come Donata Ferrato che si imbatte nella violenza domestica per caso, fotografando una famiglia della middle class.
Nasce così “Living with the enemy” nel 1991.
Perchè noi donne siamo così “interessa(te) a stimolare una riflessione anche a costo di uscire dal territorio dell’arte” come racconta la fotografa Yael Bartana.
Info
I Tre Oci
Da 11.09.2015 al 10.01.2016
Fondamenta delle Zitelle, 43
Vaporetto linea 2 e 4.1 e 4.2
Ingresso da € 8.50
Chiuso martedì
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