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Gatti rossi, elefanti e nana colorate nei musei a Stoccolma

13 Giugno 2015 di Cristiana Pedrali Lascia un commento

Stoccolma vive di arte e di natura: i capolavori della natura e quelli umani si incrociano indissolubilmente qui.
E anche un filo di bizzarria, un gusto dello humour un pò così.
Una breve incursione in tre musei a Stoccolma che mi hanno fatto riflettere, commuovere e incuriosito.

Bonniers Konsthall: manichini, gatti rossi e uno spazio relax da urlo

Quando ci siamo state noi di #sivastoccolma, c’era un ‘esposizione molto inquietante (ok, io e l’arte contemporanea ci stiamo ancora osservando da una certa distanza) ma in assoluto la cosa più inquietante è stata la performance a cui abbiamo assistito e che abbiamo, in un certo senso, causato.
Ci siamo imbattute in un armadio con una scritta e, in clima gita, abbiamo .
Una bella e sottile ragazza mora (altro che tutte bionde le svedesi) ci ha portato davanti a un altro quadro, ha preso una maschera da gatto rosso (sì, rosso, non arancio Garfield, proprio rosso tempera) e ci ha detto se avevamo domande di farle iin quel preciso momento, perché poi, una volta indossata la maschera e iniziata la performance, lei non avrebbe più detto nulla.
Poi si è diretta all’armadio e noi dietro in fila e senza fiatare (mica vorrai farti riconoscere italiana caciarona qui in Svezia, a Stoccolma e in un tempio dell’arte, suvvia!)
Ha aperto la sezione bassa e c’erano pezzi di donna: un manichino certo, ma in tempi di femminicidio ricorrente è stato un filo disturbante. O forse è stato anche un po’ ridicolo, forse ci aspettavamo una cosa diversa, più coinvolgente, più arte meno manichino.
Ha chiuso e ha aperto la parte superiore: stessa scena. Stesso fremito di perplessità.
In sunto: ma l’arte moderna che deve fare? Far riflettere, étonner le bourgeois, che deve fare, please?
Però uno dei tratti comuni che adoro degli spazi museali di Stoccolma, e il Bonniers non fa eccezione, sono gli spazi “relax”.
A Stoccolma relax fa rima con lettura, per cui troverete sempre tavoli, poltrone, libri, riviste e ampie vetrate sull’esterno.
Io verrei al Bonniers solo per prendere un tè e sedermi nella loro sala lettura con vista binari ferrovia e alberi. Viaggiare insomma: libri, treni e la mente. Che ci vuole di più?
Dove: Il Bonniers Konsthall è a Torsgatan, 19
Accesso alle mostre gratuito.
Verificate prima di andare sul sito

Moderna Museet: la storia dell’arte dal 1840 a oggi, compreso torte nuziali e scarpe da sposa

Picasso, immancabile, Gries, Braque, Matisse, Modigliani, ma anche i video in bianco e nero di qualche artista surrealista, come Maya Dern.
Come video sono naif, stentati ma mi incanta pensare che alla fine dell’Ottocento qualcuno abbia iniziato a fare video con un plot, una storia un po’ frammentaria ma volutamente frammentaria perché siamo nel campo del surrealismo, cioè nell’uso del sogno, di quanto pare illogico per scavare nel profondo, trovare la verità più vera.
Dal bianco e nero si passa poi al colore immenso e possente di Matisse, di Francis Bacon che non è che usa la tinta per colorare le forme, ma costruisce le forme con la tinta come nel “Doppio ritratto di Lucien Freud”.
Poi ci sono le “strutture” come “Le modèle rouge” di Vladimir Tatlin che per me è la torta nuziale rossa. Come possano metterla in un museo resta un enigma per me.
Idem la composizione con due décolletées bianche legate di Max Oppenheimer chiamata “Ma gouvernante”: trascorso difficile con la balìa?
Lungo il corridoio che fiancheggia le sale al piano terra ci sono degli enormi funghi, del tipo di quelli che danzano nello “Schiaccianoci” in Fantasia di Walt Disney.
Il Moderna è spazioso, gli ambienti sono luminosi e ci si può sedere nelle sale, ma soprattutto fuori dalle sale, in confortevoli angoli attrezzati con divani e vista strepitosa sul mare.
E’ un concetto dell’arte più morbido di quello che c’è in molti musei e istituzioni italiane: qui ti invitano a rispettarla, ma anche a viverla, a interrogarla, quest’arte.
D’altro canto il loro motto è e per non sbagliare hanno anche le divertenti “Nana” di Niki de Saint Phalle nel parco esterno: queste donne gigantesse tutte colorate che sembrano sempre così sicure di sé che mi fanno un ‘invidia incredibile. Si può invidiare una statua, per di più una “Nana”? Io ci riesco.
Dove: il Moderna Museet è a Skeppsholmen, Stockholm
Ingresso: 120 corone, ma free con la Stockholm card
Attenzione: Visit Stockholm ci ha avvisate che intende sostituire la Stockholm Card con altro sistema.
Quindi: verificate bene sul sito Visit Stockholm

Fotografiska: assolutamente da non perdere anche se non ti piacciono le fotografie

Quiidi perché?

  • È una costruzione in mattoni, un’ex “dogana” ristrutturata magnificamente. Minimalismo, colori freddi e squarci sul mare. IO adoro quando, invece di distruggere e fare da zero, riusano, ridanno vita a strutture, luoghi, oggetti che già ci sono.
  • Il ristorante all’ultimo piano ha una vista sul mare, attraverso delle immense vetrate quadrate, da far
    avrebbe detto Dante se fosse arrivato fino a qua.
    Quando il sole splende, come durante i giorni del nostro blogtour #sivastoccolma, l’azzurro del cielo e quello del mare quasi ti accecano, sembra tutto perfetto, con contorni definiti come in un quadro di Hopper. Sì, mi sono commossa, lo ammetto.
  • La mostra di Nick Brandt “On this earth a shadow falls” e “Across the ravaged land” che c’è fino al 13 settembre 2015.
    Mal d’Africa a Stoccolma con le immagini in bianco e nero di Brandt che ha una sua specialissima tecnica per fotografare fatta di tempo e pazienza: il tempo passato a osservare i grandi felini, i possenti elefanti, i maestosi abitanti della savana africana e la pazienza di saper aspettare per cogliere lo scatto giusto, quello che condensa in un secondo una storia millenaria, la storia di un mondo in cui <l’uomo non aveva ancora la priorità nella scala dell’ordine della vita>.
  • La mostra di Anders Zorn che resterà aperta fino al 30 agosto 2015.
    Tipaccio simpatico, due baffi all’insù, sguardo fulminato, Zorn era un artista eclettico: dipingeva, scolpiva e fotografava.
    In mostra ci sono scatti di fanciulle in fiore e in carne, sia discinte che chiuse in abiti Ottocenteschi, ma anche scatti della vita nel villaggio nativo di Mora e dei suoi viaggi all’estero. Ci sono anche un paio di scatti di Venezia in bianco e nero.

Dove: il Fotografiska è a Stadsgårdshamnen 22 e è aperto da Lunedì a Domenica fino alle 23.
La fermata della metro più vicina è Slussen e poi da lì si va verso Birka Cruises terminal.
Ingresso: 150 corone, ma free con la Stockholm card.
Attenzione: Visit Stockholm ci ha avvisate che intende sostituire la Stockholm Card con altro sistema.
Quindi: verificate bene sul sito Visit Stockholm

Un’avvertenza: fare tutti e tre i musei insieme nella stessa giornata, anche per una artaholic come me, sarebbe troppo. Ma lo sapete, vero?

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Categoria: Europa, RESTO DEL MONDO Tag: arte, mostre, Week end

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Ever watched the dawn at #Bayonne #France?

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8 Dic 2019

#Bayonne in Francia ha albe magnifiche. Fa proprio venir voglia di un week end qui. Qualcuno ci è già stato?

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7 Dic 2019

The Church of Saint Nicholas in the heart of the small town of Hall in #Tyrol: a real gem for baroque lovers #OrgulloBarroco

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