Muori di caldo a Milano in questo luglio torrido? Il Mudec è la tua oasi di salvezza.
Scherzi a parte, il Mudec è il museo delle culture aperto in Via Tortona, 56 a Milano, la zona trendy in cui si tengono tutti gli eventi dell’Off Salone del Design per capirci: creatività e innovazione ad alta concentrazione, qui.
Ci sono stata finalmente in un giovedì sera (segnatelo, il giovedì è aperto fino alle 22.30) e mi è piaciuto per
5 motivi per amare il Mudec:
- Riconversione oh yes!
Mi piace quando i vecchi edifici vengono recuperati e non restano a marcire abbandonati nei centri o nelle periferie. Oltre al decoro urbano, mi sembra un ‘opera di civiltà quella del non sprecare e recuperare e… ovviamente non posso non resistere al pensiero delle storie che si sono intrecciate nello stabilimento Ansaldo che occupa prima gli spazi. - Minimal chic, la mia passione
Mi piacciono gli spazi puliti, senza fronzoli, appunto minimal.
Nessuna accozzaglia di stili diversi senza una regia chiara.
E’ tutto nuovo, persino i font usati per le indicazioni sono inusuali e freschi e i simboli per le varie aree studiati ad hoc e non convenzionali - Attività, attività, attività, è tutto un fervore
Qualcosa si muove nel paludato mondo dei musei italiani, ogni tanto ho l’impressione che uno dei “mostri sacri” della cultura, con la “c” maiuscola, si alzi dalla palude sopra citata, si scrolli polvere, e fango e faccia qualche passo.
Qui c’è la sala delle attività per i bimbi, un ‘insegna dice che si possono addirittura organizzare feste di compleanno. Ma soprattutto c’è un calendario di attività parallele alle esposizioni temporanee e ogni giovedì sera, ma iscrivetevi sul sito, è possibile partecipare alla visita guidata gratuita dei beni ancora in deposito e non esposti. - Allestimenti innovativi
La mostra “Africa, terra degli spiriti” ha un allestimento audio visivo stimolante, anche se non nuovo (le teche che racchiudono le opere e ricordano una foresta li avevo visti in una mostra a Palazzo Grassi a Venezia sui Fenici nel 1988). Si entra al buio in una selva di teche in plexiglas al cui interno ci sono maschere e statue in legno rappresentanti divinità e spiriti dell’Africa.
In sottofondo suoni tribali, ma anche versi di qualche uccello notturno.
Come ha scritto Pierluigi Panza nel Corsera del 20/07 niente fotografie e una zelante custode mi redarguisce immediatamente.
La mostra “Mondi a Milano” con la sua carrellata sulle esposizioni universali a Milano è azzeccata in tempo di Expo2015: cosa faceva impazzire i milanesi più di 100 anni fa? L’esotismo dei suk egiziani, la battaglia ai pellerossa portata dal mitico Buffalo Bill in trasferta e l’isba russa che diventa, poi, chiosco delle bibite in Parco Sempione e viene distrutta dai bombardamenti alleati al termine della II Guerra Mondiale. - Audioguide
Ci sono, funzionano e sono incluse nel biglietto.
5 cose che si possono (devono) migliorare al Mudec
- Sulla strada per il Mudec
Maggiori indicazioni e un po’ di verde.
Capisco bene che il verde urbano non è compito del museo, ma sarebbe bello se oltre a occuparsi del suo spazio, il Mudec decidesse di occuparsi anche dello spazio esterno, insomma testo e contesto.
Mettere un filare di piante lungo la strada che inizia all’angolo tra Via Bergognone e Via Tortona e porta all’ingresso farebbe davvero la differenza in termini di decoro, di ombra (quei 350 metri in questi giorni mi sono sembrati infiniti) e di segnale per la città e i suoi cittadini. - Perché posso fotografare e filmare i quadri della Washington National Gallery a Washington D.C…
E non posso farlo con le maschere africane o i tappeti egiziani al Mudec o in qualsiasi museo italiano?
In Italia le fotografie le riprese hanno un potere di distruzione opere arte che non hanno altrove?
Non è solo una questione di apertura e ascolto del cittadino, è anche una questione di visibilità.
Quante persone potrebbero condividere quello che vedono, mostre e spazi, e fare un piacere al Mudec? - Audioguida compresa nel biglietto
Se è l’audioguida che porta il prezzo a € 12, io suggerirei di scorporare i due servizi.
Non tutti vogliono l’audioguida e trovarsi a pagare € 12 per avere qualcosa che non si vuole è una forzatura.
Io proporrei invece uno sconto se i due beni vengono acquistati insieme. - Formule di ingresso
Ottimo lo sconto per gli abbonati annuali ATM (finalmente uno sconto che si può definire tale e un senso di “piccolo orgoglio” da privilegiato per avere sborsato un piccolo patrimonio a inizio anno), ma perché non incentivare formule nuove?
Il cuore del Mudec sono e saranno le esposizioni temporanee, quindi l’ideale sarebbe, una volta che hai un ospite “in casa”, trasformarlo in quello che hotel e compagnie aeree chiamano ”frequent flyer” o ”repeat guest”.
All’estero, ma anche a Venezia alla Guggenheim, ci sono abbonamenti per famiglie, annuali, semestrali e per ogni foggia.
Il circuito dei musei civici di Venezia ha la MuVe card che consente accesso gratuito per un anno per una cifra non esosa, ma soprattutto fa leva sul senso di ”community” perché dà accesso a inaugurazioni e eventi ad hoc. - Da guardiani a custodi, si può fare?
Non ce l’ho con lo staff del Mudec, anzi , soprattutto al bistrot al piano terra, sono tutti deliziosi e sorridenti, se interpellati.
Però, però…nelle sale pare di essere non degli ospiti in visita gradita, ma dei sorvegliati speciali.
E’ un po’ il problema di base tra lo Stato Italiano e i suoi cittadini: lo stato pare esserci sempre per normare, regolamentare, punire e più raramente per spiegare, sostenere e aiutare.
Si respira la stessa aria anche qui, mannaggia.
Dove: Mudec in via Tortona,56
[…] Mudec mi piace molto anche se non riesco a passarci tanto tempo quanto vorrei. Ad agosto hanno però […]