Viaggevolmente

  • Home
  • Chi sono
  • Blog
    • UN POST IN DIECI FOTOGRAFIE
    • ITALIA
      • Nord
      • Centro e Isole
    • RESTO DEL MONDO
      • Europa
    • VIAGGI DELLA MENTE
  • Collaborazioni
  • CristianaPedrali.it
  • Scrivimi

Donne eccezionali: due mostre a Venezia le raccontano

15 Novembre 2016 di Cristiana Pedrali Lascia un commento

Per qualche curiosa ragione, alcune delle donne che mi intrigano di più hanno fatto di Venezia la loro casa, per sempre o per qualche tempo.
Io, che di Venezia sono innamorata da sempre, non posso non essere contenta.
Gironzolando tra calli, fondamenta e ponti me le immagino, le mie muse, queste bellissime donne che calpestano le pietre e ascoltano lo sciabordio delle onde della laguna che si insinua ovunque.
Altra strana coincidenza, due di loro hanno vissuto nel medesimo palazzo, Ca’ Venier de Leoni, e la terza ha lì frequentato feste e eventi.
Altra bizzarra coincidenza, due mostre a Venezia le celebrano proprio in questi giorni.

Vi presento le “signore della mia Venezia”.

Peggy Guggenheim, un’americana a Venezia

Nel 1948 un’eccentrica americana sbarca nella più decadente città dell’Europa, Venezia, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.
Non le basta la città più decadente, sceglie anche il palazzo meno sontuoso, più gotico, Ca’ Venier de Leoni, incompleto con il suo piano terra affacciato sul Canal Grande.
Lei è Peggy Guggenheim, giovane ereditiera e appassionata d’arte, e ha un sogno: aprire un museo. Non una collezione, ma un museo.
Su questo punto, la signora Ziva Kraus è chiara e inamovibile: “Questo lo devi capire, è questo che fa la differenza, è R-I-V-O-L-U-Z-I-O-N-A-R-I-O. Peggy non ha il potere economico dello zio Solomon, quello della Guggenheim di New York. Il suo è un azzardo, ci vuole coraggio”.
La signora Ziva da quarant’anni gestisce la Ikona Gallery nel Ghetto di Venezia e è lei che mi fa da guida tra le fotografie che mostrano Peggy intenta a montare le sue opere nel Padiglione della Grecia alla Biennale d’Arte del 1948 (“Era vuoto, la Grecia era ancora in guerra. Ci espone lei”), Peggy con i “suoi” artisti Leonora Carrington, Max Ernst, André Breton o Peggy che ride in barca con due dei suoi cagnolini in braccio e i suoi occhiali eccentrici.
La signora Ziva è il mio “Virgilio”, mi racconta dei progetti di Peggy a Venezia, della prima esposizione di sculture nel giardino aperto al pubblico già nel 1949, quando è da poco arrivata in città, del primo progetto di museo a Londra con Herbert Read, della collezione “The Art of the Century” che Peggy aveva aperto a New York, di come i visitatori potessero toccare le opere e interagire con esse e poi…
Ecco, non voglio raccontarvi altro, perché dovete regalarvi una visita alla galleria Ikona non solo per Peggy, ma anche per la signora Ziva.
Io che ondeggio tra vuoti cosmici e paure profonde accolgo con immensa gioia e gratitudine l’incontro con donne che ispirano, la cui energia è palpabile e pare inesauribile.
Alla Galleria Ikona di donne così ne ho incontrate due: un miracolo.
La mostra “Peggy Guggeneheim in Photographs” alla Galleria Ikona dura fino al 27 novembre 2016

Per approfondire:
“Con Peggy Guggenheim” di Paolo Barozzi Marinotti Edizioni
“Peggy Guggenheim in Photographics” Galleria Ikona

Luisa Casati Stampa, la “Casati”

La “Casati” così a Venezia chiamavano la ricca eccentrica milanese che aveva fatto del palazzo “mozzo”, quel Ca’ Venier de Leoni, la sua casa.
“Ma è brutto, quasi distrutto” dicono i gondolieri e i Veneziani “ma tu non hai visto dentro” rimbeccano i soliti ben informati “tutto oro, bianco e nero e fiere crudeli”.
Sì perché durante gli anni del suo soggiorno a Venezia, Luisa stravolge gli interni del palazzo e fa del giardino, lo stesso che poi Peggy userà per la sua prima esposizione di sculture, uno zoo in cui passeggiano felini, pavoni, scimmie e altri animali.
Luisa gira di notte a Venezia con un ghepardo al guinzaglio, collare in pietre preziose, vestendo di un mantello porpora e …nulla sotto.
Quando vuole fare una festa, riserva per i suoi ospiti e per sé Piazza San Marco allontanando i curiosi tramite un cordone di uomini di colore vestiti di panni rossi e legati tra loro da catene d’oro.
Lei, da piccola timida e ritrosa, fa della sua vita e di se stessa un ‘opera d’arte.
Gabriele D’Annunzio, che le restò accanto tutta la vita, la chiamava “Coré” o “La divina marchesa”.
Jean Cocteau la definì “il più bel serpente del paradiso terrestre”.
Tommaso Marinetti disse di lei che era “la più grande futurista del mondo”.
Lei che aveva una forte personalità artistica senza averne il talento fece di sé la sua opera più riuscita e, al contempo, fu mecenate curiosa e anche egoista.
Altro elemento, il mecenatismo, che la lega a Peggy Guggenheim se La scelta di Venezia e Ca’ Venier de Leoni non bastasse.

Per approfondire:
“Infinità varietà” di Ryersson e Yaccarino edizione Corbaccio
“La Casati” di Vanna Vinci edizione Rizzoli Lizard (è una graphic novel ammaliante)
“Memorie di un’opera d’arte- la Marchesa Casati” di Luca Scarlino edizione Skira

Mademoiselle Coco Chanel, a Venezia con stile e dolore

A Ca’ Pesaro, sede della Galleria di Arte Moderna, c’è una mostra su Mademoiselle Coco Chanel.
Abiti? Il tailleur che l’ha resa immortale? Le sue perle?
No, o meglio sì ma non solo.
Ci sono i libri di Coco, quelli che l’hanno accolta, salvata , ispirata, accudita e che lei ha raccolto negli anni, e tra cui si rifugiava.
La mostra non mi è particolarmente piaciuta per l’allestimento e per il supporto audiovisivo che, mi è parso, non andasse di pari passo ai pezzi che erano in allestimento.
Ma se smettete di cercare di trovare il commento al pezzo che state vedendo e lasciate che gli audiovisivi raccontino questa signora della moda, allora tutto ha un suo senso e incontrerete Mademoiselle Coco Chanel.
Conoscerete l’orfana Gabrielle, presto Coco, abbagliata dalle forme geometriche in bianco e nero del convento di Aubazine in cui è cresciuta, la vedrete arrivare a Parigi, la ville lumière, incontrarvi il suo primo amore, quel Boy Capel che la inizia alla lettura e la vedrete distrutta quando lui muore, giovanissimo.
“O muoio con lui. O vado avanti e finisco quello che abbiamo cominciato insieme”
Intanto nel 1920 Coco arriva a Venezia a cercare un balsamo per quel dolore, a cercare di non lasciarsi “morire con lui”.
La mattina è al Lido, in spiaggia, elegantissima.
Nel pomeriggio è al Café Florian e all’Harry’s Bar.
Passeggia per Piazza San Marco, entra nella Basilica e si inebria dell’oro bizantino dei suoi mosaici, della potenza di quei leoni che della Serenissima sono il simbolo e di quel lusso che fa di Venezia la mèta di artisti e di avventurieri.
Torna a Parigi curata dal dolore per Boy Capel? Non credo.
Torna a Parigi con una ferita che si sta cicatrizzando, ma che resta.
Venezia smussa, addolcisce, ammalia, ma il dolore resta e sta a noi farne qualcosa.

Per approfondire
Culture Chanel. La donna che legge
Fino a 8 gennaio 2017

Continua il viaggio...

Casa Museo Boschi De StefanoIn visita alle Case Museo di Milano (parte uno)
Affresco e visitatore Cripta San SepolcroMilano: a spasso tra romani, crociati e campanari
Ritratto di donnaTamara De Lempicka a Verona: le sue donne, la sua musica, la sua moda
BastimentoTrieste, di mare e di verde
Barcone con gruppo musicale che suona5 cose totalmente gratis da fare a Venezia
MusicantiVenezia: gondolieri, musicanti e quattro ciacole in Campo San Giacomo
Quadro di Henri RousseauL’autoritratto paesaggio …c’est moi!
Galleria Vittorio Emanuele II Milano#Milanoinverticale: chi ci sarà? – parte uno-

Categoria: Nord Tag: arte, mostre, Venezia

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Se mi vedete persa e con lo sguardo smarrito, no panic: sto viaggiando.
Io viaggio, sempre.
Qualche volta prendo un aereo (e prego ogni volta di scenderne), spesso salgo su un treno, più frequentemente cammino, ma sempre, proprio sempre, viaggio con la testa.

Leggi la mia storia

Chi è Cristiana Pedrali

Se mi vedete persa e con lo sguardo smarrito, no panic: sto viaggiando. Io viaggio, sempre. Qualche volta prendo un aereo (e prego ogni volta di scenderne), spesso salgo su un treno, più frequentemente cammino, ma sempre, proprio sempre, viaggio con la testa.

Leggi la mia storia...

Il viaggio continua sui social

Micro-racconti di viaggio

ViaggevolmenteFollow

Avatar
AvatarViaggevolmente@viaggevolmente·
8 Dic 2019

Ever watched the dawn at #Bayonne #France?

2
Reply on Twitter 1203572902563594240Retweet on Twitter 1203572902563594240Like on Twitter 12035729025635942402
AvatarViaggevolmente@viaggevolmente·
8 Dic 2019

#Bayonne in Francia ha albe magnifiche. Fa proprio venir voglia di un week end qui. Qualcuno ci è già stato?

2
Reply on Twitter 1203572554100879361Retweet on Twitter 1203572554100879361Like on Twitter 1203572554100879361
AvatarViaggevolmente@viaggevolmente·
7 Dic 2019

The Church of Saint Nicholas in the heart of the small town of Hall in #Tyrol: a real gem for baroque lovers #OrgulloBarroco

4
Reply on Twitter 1203331680326635520Retweet on Twitter 1203331680326635520Like on Twitter 12033316803266355201
Leggi ancora....

Foto, in viaggio

This error message is only visible to WordPress admins

Error: No connected account.

Please go to the Instagram Feed settings page to connect an account.

Ultimi articoli

  • Napoli e la tradizione dei Presepi
  • Libri di viaggio da leggere nel 2021
  • Vacanze al caldo in inverno: perché scegliere Zanzibar, davvero.
  • Mercatini di Natale 2019: alla scoperta di Hall in Tirolo
  • Cosa fare a Milano per Natale 2019?

© 2021 · Viaggevolemente
Creato con il da Yunikon Design

Questo sito usa i cookie, anche di terze parti, per offrirti contenuti in linea con i tuoi gusti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OK[+] INFO