Sabato 10 giugno, a Milano si sfioravano i 35°.
Un tempo perfetto per stare sdraiati con una pala che ronza lentamente sulla testa per smuovere l’aria (ho sempre odiato i condizionatori) e un bicchiere di tè freddo al limone accanto. Il massimo della fatica? Girare le pagine di Jane Eyre.
Invece con 10 coraggiosi blogger sono andata alla scoperta della Milano di DoingItaly
Cos’è Doing Italy?
L’avventura di una giovane donne innamorata dell’Italia.
Thea Duncan vive da molti anni in Italia, se ne è innamorata e è fermamente decisa a far sì che tutti, stranieri ma non solo, si innamorino della sua patria adottiva.
Come riuscirci? Portando per mano i visitatori curiosi alla scoperta della “dolce vita”, quel misterioso mix, tanto misterioso quanto il famigerato algoritmo di Google probabilmente, che combina cibo eccellente, arte che incanta, panorami mozzafiato e quel certo non so che che solo gli Italiani hanno e sanno esprimere.
“La formula ha funzionato per me” ci ha raccontato durante il nostro welcome all’Echo Hotel, “non vedo perché non potrebbe funzionare per gli altri”.
Decisa e concreta, sognatrice e piena di progetti, Thea è una freelance della nuova generazione “e in Italia non sono la sola: voglio mostrare anche questo aspetto dell’Italia”.
Infatti, con lei non solo scopriamo luoghi e angoli milanesi desueti ma conosciamo le persone che fanno vivere e vibrare di energia Milano in una sorta di rinascita creativa che dopo l’Expo 2015 è davvero impossibile non riconoscere.
Iniziamo a vedere in 10 immagini cosa Thea ha scovato per fare innamorare persino me di Milano.

Il blogtour #doingItaly sta per partire: welcome all’Echo Hotel di Milano Fotografia di Matteo Finazzi
Cosa abbiamo fatto a #doingItaly?
Nel cuore della Milano antica, a due passi dal Duomo (4 minuti a piedi dice Google maps) c’è una botteguccia dimessa.
Dalle vetrine è ben difficile capire di cosa si tratta: alchemista magico, profumerie ricercato o liquorificio d’altri tempi?
Quello è il regno di Francesca Bompieri, l’Antica Barbieria Colla.
E’ proprio lei che ci accoglie in pausa pranzo e l’orario non è casuale: “Questo è un luogo prettamente maschile e tale deve restare. E’ un’oasi silenziosa per i signori che vengono a farsi un taglio capelli e/o barba, ma soprattutto cercano uno spazio per sé, per leggere un giornale, per rilassarsi e lasciar vagare la mente.”
Dal 1904 qui sono passati tutti o quasi: Giacomo Puccini, Luchino Visconti, Vittorio Gassman, si racconta che quando Mastroianni dovette diventare biondo per esigenze di copione passò più di 16 ore in questa barbieria per trasformarsi da seducente campione della bellezza mediterranea in algido nordico.
Seduta sulla comoda poltrona in cuoio, con un panno tiepido e l’aroma di menta e capsico (una delle lozioni di punta della Barbieria) starei volentieri anche io, invece che rigettarmi nel caldo di Milano, ma il tempo stringe.
Resto con il desiderio di poter provare anche io la lozione e per una volta, credo la prima nella mia vita, invidio gli uomini.
Dove vuoi fare un picnic a Milano se non in cima alla Galleria Vittorio Emanuele II? E così, ammirando i cristalli della cupola della Galleria, sbirciando le “formichine” che si agitano in Piazza Duomo e godendo di qualche gentile refolo di vento, facciamo un picnic seduti su tovaglie bianche e rosse su cui troviamo cestini per rifocillarci: pasta fresca, tramezzini e un arancino ( o arancina, chissà) che delizia i nostri colleghi americanie non solo.
Sapendolo con qualche anticipo avrei potuto azzardare un abito di mussola o di crinolina e una cuffietta inamidata alla Jane Austen per essere più nella parte. Sarebbe stato perfetto, ma avrebbe reso impraticabile alzarsi poi.

Georgette di @girlinflorence e Laura di @mycornerofItaly provano il caffé shakerato della Pasticceria Marchesi Fotografia Matteo Finazzi
Dopo la pausa in cima alla Galleria ci aspetta un caffé shakerato nella culla della golosità e dell’eleganza, da Pasticceria Marchesi: vista sul flusso continuo in Galleria, ambiente rilassato e accogliente, i dolci dai colori pastello non possono che metterti di buon umore e il “balletto” dello shaker non può che far scattare il sorriso (e i click delle macchine fotografiche).
Dal flusso della Galleria alla quiete della Casa Museo Boschi Di Stefano, regno della coppia Antonio Boschi e Marelda Di Stefano che qui hanno accumulato ben duemila opere di artisti del calibro di Sironi, Marussig, De Chirico, Casorati, Morandi.
Nella loro casa ampia e luminosa in cui vagare indolentemente è un piacere, ne sono ora in esposizione duecento.
Storia affascinante quella della vita della coppia Boschi Di Stefano, perché DoingItaly è soprattutto luoghi e storie di persone dai vissuti intensi.
Se il fascino dell’arte e della storia della coppia Boschi Di Stefano non bastasse, jazz!
Gli allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi suonano jazz per noi di Doingitaly e per gli altri visitatori, mentre noi ci sediamo in quello stesso salotto che cinquant’anni fa vedeva seduti gli amici dei coniugi Boschi Di Stefano ad ascoltare il piano o a parlare di arte.
Siamo in primissima fila, possiamo quasi toccare i tre jazzisti volendo. La cosa più bella e emozionante è vedere come questi tre giovani musicisti sono presi dalla loro arte, rapiti nelle note, vibrano con ogni nota che loro stessi ci regalano.
Credo che gli inquilini d’un tempo, Marelda e Antonio, non avrebbero potuto sognare un miglior destino per la loro casa.

Gli anelli di Veronica Lenza Linneo, giovane designer del gioiello scovata da DoingItaly. Fotografia Matteo Finazzi
“Ho vissuto tra Londra e New York e ora sono qui a Milano e non mi dispiace, anzi.”
Lo dice Veronica Lenza che al suo cognome ha aggiunto Linneo, come il grande medico e biologo svedese che ha dato nome e cognome alle piante, omaggio alla sua nuova passione: creare gioielli con disegni delicati di animali e di piante.
Oggi questa fata bionda dalla voce carezzevole, con alle spalle l’Accademia di Brera, la scuola d’arte a Londra e corsi residenziali per artisti a New York che lei stessa organizzava, ha la sua “tana” nel Quadrilatero del Silenzio, in una casa piena di libri d’arte e di biciclette (“Giriamo Milano, e non solo, in bicicletta. Partiamo ad agosto per un giro in bici della Scozia”).
Ci racconta di sé e ci fa vedere alcune sue creazioni.
La diresti un elfo leggiadro e arioso, ma è concreta Veronica: “Non riuscivo a capire perché l’oro di alcuni miei anelli avesse le bolle. Il mio artigiano diceva che era naturale così. Ora non ci sono più bolle…e io ho un altro artigiano”.
Un incontro di vibrante bellezza che senza Doing Italy sarebbe stato impossibile fare.
Thea è chiara sul suo “format” di itinerari personalizzati con DoingItaly: luoghi e persone, i due vivono insieme, gli uni ispirano gli altri.
Se gli unicorni non esistono, i fenicotteri sì e a Milano si possono ammirare in via Capuccini, sbirciando tra le inferriate e il fogliame di Villa Invernizzi.
Si agitano all’unisono in una sorta di “nuoto sincronizzato”: sguardo a destra, sguardo a sinistra, dispiegare le ali, in una danza poco comprensibile a noi, anche se veniamo dal regno degli animali di Veronica.
Ci gustiamo questo angolo di eccentricità milanese grazie a DoingItaly e proseguiamo verso la nostra ultima mèta.
Alla scoperta delle bollicine organiche e vegane: non poteva mancare un happy hour milanese, ma sempre all’insegna di DoingItaly.
Thea ha scovato una cantina che, prima in Italia, non solo fa vino organico, ma anche vegano.
Elementi di origine animale nel vino? Ebbene sì, se devi farlo riposare sui lieviti, come tutte le bollicine, è poi necessario filtrarlo e spesso si usano proteine animali.
Non la Perlage Winery che usa invece proteine di derivazione vegetale.
Conoscevo già la cantina e ne avevo scritto un po’ di tempo fa in un racconto sul Veneto che innova.
Un piacere ritrovarli qui ad allietarci e rendere spumeggiante la nostra cena.
Questa è la foto più bella del giorno 1 del blogtour Doing Italy: seduti da Jar it, piccolo e accogliente, chiacchieriamo di quello che abbiamo visto, fatto e delle nostre vite, da dove veniamo (Texas, Toulouse, Montebelluna, Padova, Londra, Miami e Trinidad) e ci raccontiamo un po’ di noi e dei nostri sogni.
Quello, insomma, che noi italiani non riusciamo a non fare quando ci sediamo a un tavolo: ci nutriamo, certo, ma soprattutto lasciamo cadere le nostre difese e partendo dal cibo arriviamo a parlare dei massimi sistemi.
Per il cibo, scelta inusuale: Thea cercava un servizio veloce e di qualità, non esattamente cucina milanese, ma ricercata.
Siamo approdati da Jar it che prepara a bassa temperatura ricette inusuali studiate da chef stellati e non, ma di grande estro (il mio riso nero con le verdure era perfetto, al dente, verdure croccanti) e le serve in piccole cocotte di vetro.
Una soluzione davvero poco convenzionale che mi è talmente piaciuta da tornare poi per merenda qualche giorno dopo (avevo giusto mancato il tiramisù con le fragole e avevo bisogno di un partner in crime per dividerlo…e dividere il peccato).
[…] me questo è un tema molto rilevante, per questo ho sposato il progetto di Doing Italy e nell’itinerario di Milano siamo andati a scovarli. Ma anche in questo blogtour in Umbria non mancheremo di scoprire sognatori […]