Oggi è il giorno della Memoria.
Il Memoriale della Shoah – Binario 21 a Milano si apre alla città con una serie di visite guidate gratuite.
Potete prenotarle, non solo oggi, ma anche in futuro andando sul sito del Memoriale.
Il riferimento è nelle note utili in fondo al post.
Oggi ricordiamo che 71 anni fa l’Armata Rossa entrò nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e l’orrore che molti conoscevano, sospettavano, temevano divenne una realtà.
A Milano l’ultimo treno carico di Ebrei, italiani e non, perché molti erano gli Ebrei che si rifugiarono in Italia dopo la promulgazione delle leggi razziali in Germania, partì il 15 gennaio 1945.
Destinazione Bolzano.
Il campo di concentramento di Fossoli, in Emilia, era stato chiuso il 2 agosto 1944 a seguito dell’arrivo degli Americani a Firenze e ripristinato a Bolzano-Gries.
Dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano partirono 15 convogli per i lager di Auschwitz, Bergen Belsen, Fossoli e Bolzano.
Il 30 gennaio 1944 partì da Milano il treno per il lager di Auschwitz in cui c’erano anche Liliana Segre e suo padre Alberto.
Liliana Segre è l’unica deportata partita da Milano e sopravvissuta alla vita nel lager che è tutt’ora in vita.
Al tempo della sua deportazione aveva 13 anni. Il suo nome, con quello di altre 774 persone partite su due dei convogli del Binario 21, campeggia su un “Muro della memoria” lungo il binario.
Il suo nome è giallo: è tornata.
La maggior parte degli altri sono bianchi. Non sono tornati.
In uno dei video testimonianza ricorda che venne separata dal padre all’ingresso di Auschwitz.
In due file separate, si guardavano da pochi metri.
“Io gli sorridevo” cito a memoria “perché quando ami qualcuno non vuoi che la tua sofferenza si sommi alla sua, vorresti che si sottraesse. E poi credevo che, come a San Vittore, alla fine ci saremmo ritrovati…non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei visto”.
A San Vittore gli Ebrei, catturati mentre cercavano di varcare il confine verso la neutrale Svizzera, erano tenuti fino a che non veniva raggiunto un numero congruo per formare un convoglio verso i lager. Efficientismo.
Andrea Schivo era un agente penitenziario a San Vittore.
Reo di aver “agevolato” gli Ebrei incarcerati portando marmellata, uova, pollo e altro, ricorda proprio così una dichiarazione in mostra al Binario 21, venne deportato a Flossembürg,
Morì lì di stenti il 29 gennaio 1945. Due giorni prima i russi entravano a Auschwitz.
Oggi è Giusto tra le Nazioni.
Nei lager qualche prigioniero era cooptato e lavorava con le SS. Come quel ragazzo che doveva portare i cadaveri dei “gasati” fuori dalle camere. “Alcuni erano ancora caldi, perché erano morti da poco”.
Una volta trovò nel gruppo destinato a morte suo cugino, Leone Venezia. Il cugino lo pregò di fare qualcosa per salvarlo. Lui chiese alla SS che lo rimandò al mittente.
“Non posso fare niente per te”.
“Ha voluto sapere” anche qui cito a memoria” se sarebbe stato doloroso. Gli ho detto di no, che non avrebbe sentito nulla e che doveva farsi forza. Gli ho chiesto se aveva fame e mi ha detto di sì. Gli ho portato il cibo che avevo nascosto per me. Gli ho offerto una sorta di Ultima Cena”.
Ci sono mille e una storia lungo quel Binario 21 insieme a un vecchio convoglio di vagoni in legno simile a quello su cui partivano i deportati, su cui sono partiti i protagonisti di quelle storie.
Ieri, quando ho visitato per la prima volta il Memoriale della Shoah a Milano, insieme a quelle storie c’era anche una domanda e quella domanda io me la sono portata via.
Anche oggi è qui, mentre scrivo.
Mi accorgo che è sempre stata con me fin da quando ho saputo, da ieri è solo più forte.
La domanda è
“Io avrei saputo dire NO e affrontare quello che il mio NO avrebbe significato?”
Come si fa ad essere certi che quel “Muro di indifferenza” che si erge grigio, tetro e così forte all’ingresso del Memoriale non divenga la scelta più facile?
Io ho paura di non saperlo.
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