Di un posto ricordo i palazzi, i castelli, i fiumi e i laghi.
Ma quello che mi resta nel cuore e che mi porto dentro, quello che sedimenterà nella mia memoria e mi riempirà il cuore e la mente sono gli incontri e le storie dei luoghi che visito.
La Brianza per me è divenuta, grazie ad una visita organizzata da Brianzachenutre, consorzio di eccellenze territoriali, un luogo di storie magnifiche, una terra di donne forti che credono in quello che fanno e lo fanno con grande passione e umiltà e di uomini che lavorano silenziosi con un loro progetto in testa.
Sono queste donne e questi uomini di Brianza il frutto di questo territorio a due passi da Milano o, viceversa, questo angolo è stato forgiato a loro immagine?
Non saprei proprio dire, ma forse l’origine non è importante.
Ciò che è importante sono le loro storie.
Alberto Casiraghy, il panettiere dei libri
Alberto Casiraghy i libri li crea, a mano, e li scrive, sempre a mano.
E’ un signore gentile e discreto: un dandy inglese senza l’ironia sfrontata di un Oscar Wilde e con la dolcezza di un benigno folletto dagli occhi azzurri come il cielo.
Ci ha accolti a Osnago nella casetta in cui ha raccolto tutta la sua vita: ogni oggetto, ogni soprammobile, ogni foglio ha una sua storia.
Ci sono le maschere africane che raccoglie e colleziona (“alle donne non piacciono, le donne sono più sensibili e ci vedono soprattutto il carico di energie malefiche), i cliché che un amico artigiano scolpiva a mano per le immagini dei suoi libricini (“guarda qui, vedi? E’ riuscito a intagliare questa lampadina ricreando i chiaroscuri della luce. E’ un lavoro incredibile, fare le linee nette è una cosa, ma qui, c’è il chiaroscuro nel legno” e in effetti è un’opera di una precisione e bellezza ammirevoli), i suoi libricini (“ne ho stampati 10.000 e ne ho una copia per ognuno: è il mio archivio”) e le frasi, le piccole poesie che Alda Merlini gli dettava al telefono quasi ogni mattina (“quando non riesco a parlare, vado a prendere la legna nel bosco e accendo le mie speranze”) e c’è un gattone, Igor che di Alberto è il custode o, forse, viceversa.
Ma quanto costa stampare un libro con Alberto Casiraghy e con la PulcinoElefante edizioni?
Costa…la collaborazione.
Alberto non si fa pagare, ma “tu devi venire da me, mi porti il tuo libro e lo stampiamo assieme. Poi tu prendi metà delle copie e l’altra metà la prendo io”.
Il piccolo dandy delicato di Osnago ci stupisce: “Tutto questo deve restare a una donna, perché le donne sono più intelligenti. La sto cercando”.

Ingrid, la traghettatrice del Traghetto Leonardesco, unico al mondo operante , bel primato per la Brianza
Ingrid, traghettatrice in Brianza, ma non solo
Cosa ci fa un’aspirante parucchiera sull’Adda? Traghetta persone e automobili da una riva all’altra dell’Adda con il solo potere delle mani.
“Beh, non solo! Sfrutto la forza della corrente perché è lei che spinge la chiatta da una riva all’altra, io do solo l’avvio”.
“Ma come sei arrivata a fare questo lavoro?” chiedo curiosa.
“Un po’ per caso e un po’ per passione: la persona che se ne occupava non poteva più continuare. Mio papà aveva l’Addarella, l’imbarcazione con cui si naviga lungo l’Adda e il passaggio è stato quasi immediato”
Ma Ingrid non si siede sugli allori: “Chi arrivava qui sulla riva, mi chiedeva le biciclette per percorrere la riva!
Ho chiesto e alla fine, impuntandomi anche un po’, ho avuto la concessione per affittare le biciclette. Ci tenevo: io voglio fare turismo”.
Le donne della Brianza, un “no” non le ferma.
Attraversare l’Adda così, lentamente sulla chiatta, senza il rumore dei motori, un po’ come deve aver fatto Renzo quando scappava dai bravi, è stato un momento molto poetico.
Prossimo obiettivo: fare la ciclabile con la bicicletta dell’intraprendente Ingrid.
Ah! Il traghetto si chiama Traghetto Leonardesco perché si sono trovati disegni di questo stesso modello nelle carte del Da Vinci ed è l’unico al mondo in azione. Bel primato, cara Ingrid!

Il risotto al rosmarino mantecato al caprino di Monteveccha dell’Osteria dello Strecciolo, una delizia
Stefano, dalla Brianza con…passione
Niente masterchef per Stefano Riva: lui che, dopo gli anni da allievo all’Alma di Colorno, ha girato le cucine dei più grandi chef. “Da Gualtiero Marchesi a Heinz Beck, da Pierino Penati a Carlo Cracco, a cui preparavamo il caffè prima che iniziasse il lavoro” Stefano è stato e ha lavorato con alcuni dei nomi più celebri della ristorazione.
“Da tutti ho imparato, poi sono tornato qui, nella mia Brianza e ho ulteriormente fuso quegli insegnamenti con gli insegnamenti della mia terra.”
All’Osteria dello Strecciolo, strettoia in dialetto locale, la tradizione delle preparazioni, degli ingredienti e del riciclo sapiente si fonde con la voglia di innovare, di provare, di presentare qualcosa di personale.
“All’inizio è stato complesso, mi guardavano strano. Ma io non ho mollato. Adesso la mia soddisfazione più grande è quando i miei clienti mi dicono – Fai tu!-”.
Ma è bene ricordarlo, questo successo non è frutto né del caso né della fortuna: Stefano è qui da 9 anni, nove anni di investimenti, di prove, di tentativi, di rifiuti, di spingersi un po’ più in là un poco alla volta.
Gli uomini della Brianza: un “no” non li frena!
Il piatto che non dovete proprio perdere? Il risotto al rosmarino mantecato con caprino di Montevecchia.
“Lo sapevate che la Brianza ha campi di rosmarino e salvia profumatissima?” ci dice Stefano per spiegarci la sua scelta.
Voi avete mai visto distese di rosmarino profumatissimo e salvia argentata? In Brianza si può!
Rossana, la donna che doma cavalli e bulli
In vacanza a cavallo, ma anche a scuola di rispetto.
“Il cavallo ti insegna il rispetto dell’altro. Se fai un errore di comportamento con un cavallo, te la vedi davvero male, sono animali sui 4 quintali, minimo.”
Ma non pensate che Rossana abbandoni i suoi cavalieri alla mercé dei suoi amici cavalli.
“Ho un ruolo non semplice. Devo decidere quanto esserci nella relazione tra cavallo e cavaliere e quanto non esserci. La relazione deve essere tra loro due, ma io devo creare un ambiente protetto per entrambe.”
Questa donna che arriva sul prato del Maneggio Monsereno sotto il sole cocente del nostro pomeriggio brianzolo è una forza della natura.
Salda come una quercia, racconta con una sensibilità inaspettata cosa significa montare a cavallo per un portatore di handicap fisico “Per la prima volta, spesso, ha la stessa mobilità degli altri, dei normo dotati e le stesse opportunità di imparare a guidare il suo cavallo”. “Seguiamo anche casi di handicap mentali” ci racconta.
Ma le brillano gli occhi quando racconta che proprio al Monsereno, nel cuore della Brianza, hanno iniziato a ospitare gare regionali di reining, una disciplina ippica in forte ascesa e in cui le donne stanno facendo molto bene.
Ho chiesto immediatamente informazioni per le vacanze a cavallo: se siete ragazzi, potrete farvi una o più settimane imparando a accudire il vostro cavallo, uscendo in passeggiata e vivendo davvero un ‘esperienza unica a Bobbio.
Se siete un po’ più gradicelli, ci sono week end a cavallo.
Se non avete un week end ma avete voglia di regalarvi i famigerati #10minuti facendo una cosa nuova, ad esempio montando a cavallo, questo è il posto in cui farlo, direi.
Cosa mi resta da fare per scoprire quest’angolo di Lombardia?
La ciclabile di Imbersago, quella delle bici di Ingrid, e ci stiamo già pensando.
Ma anche vedere i campi di zafferanno, di salvia e di rosmarino, come pure seguire uno dei percorsi previsti da Brianzachenutre, magari sulle orme di Cesare Cantù
Che ne dite? Vi aggiungete?
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